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Alias Francesco

Alias Francesco

Mostra del gruppo artistico degli ARIS, Cinini, Martinotta e Simoni. La mostra, curata da Renata Coltrini, oltre ad una serie di nuovi lavori presenterà alcune installazioni legate al precedente lavoro del gruppo bresciano: “Mito Aris” .

Il GRUPPO ARIS
ARIS è un acronimo che suona lugubremente e festevolmente “Artisti risorti”, a designare la morte
(addirittura con Certificato di dichiarazione di morte nel 1995) e resurrezione del trio Martino
Martinotta – Ferdinando Cinini - Riccardo Simoni. Gli ARIS hanno indagato il processo di
mitizzazione e di costruzione auràtica dell’opera d’arte, prima con delle performance negli anni
Novanta poi con il progetto MITO, che negli anni Duemila ha permesso la partecipazione alla XIV
Quadriennale di Roma. Il Mito è un individuo che nulla avrebbe che fare con l’arte, ma che viene
consacrato a essa mediante un processo di mitizzazione: l’aura del Mito deriva esclusivamente da
un processo di ricomposizione della sua esistenza quotidiana attraverso il medium dell’arte, non da
un valore estetico intrinseco agli oggetti catalogati.
Il PROGETTO ALIAS
Il progetto Alias è stato inaugurato nel 2013 con la performance Non calpestare le lumache, durante
la quale gli Aris hanno liberato nei giardini della Biennale di Venezia tremila lumache siglate dalla
firma di “Alias Francesco”. Pur approfondendo la riflessione sui meccanismi di riconoscimento e di
produzione della fama artistica, coerentemente al Mito, il nuovo progetto ne ribalta la prospettiva,
grazie a Francesco – nome fittizio del soggetto Alias – che in ogni performance artistica pone a
rischio la propria esistenza artistica attraverso un delicato equilibrio fra esposizione e
nascondimento della propria identità.
ALIAS: PERSONA
Una delle operazioni più esplicite, da questo punto di vista, è Alias: persona, nella quale l’identità
di Alias viene posta in gioco attraverso il medium dello spettatore. Gli Aris hanno preparato una
cornice, siglata con un riferimento alla sede che lo ospita, contenente una sagoma bianca la cui
forma richiama il profilo di Alias Francesco. Lo spettatore, per poter fruire l’opera, deve seguire le
istruzioni e realizzare un selfie di se stesso all’interno della cornice indossando la maschera
realizzata da Alias. Le fotografie vanno a formare un album multimediale condiviso su internet e sui
Social Network. L’opera quindi non è rappresentata solo dal manufatto (la cornice Aris o la
maschera Alias) o dal prodotto finale (la fotografia) ma dall’interazione fra tali dispositivi e
l’identità dello spettatore: lo spettatore non viene semplicemente coinvolto attivamente in un’opera,
ma, attraverso l’interazione con i dispositivi, diventa il medium attraverso il quale viene posta in
gioco l’identità di Alias. L’obiettivo non è la sintesi, ma l’espansione, l’attivazione di nuove
connessioni e di nuove dimensioni di senso e di mistero. Pur progettata per dialogare con la
struttura organizzativa a rizoma del Premio Suzzara 2016, Alias: persona è un’opera itinerante,
concepita per potersi ogni volta riadattare a ogni museo, galleria, centro culturale o a qualsiasi
spazio espositivo interessato a ospitarla.
INDIZIO A FONDO ROSSO
Sempre nel 2016 l’installazione Indizio a fondo rosso ha partecipato al 66° Premio Michetti, il più
antico e rinomato concorso artistico italiano. L’opera richiama esplicitamente l’immagine del “buco
nero”, la teoria più affascinante della fisica contemporanea, che per gli Aris rappresenta una sorta di
“immagine-limite”, ossia la frontiera negativa e invalicabile da parte della ragione. Grazie a questo
concetto gli Aris generano un cortocircuito fra ragione scientifica e immaginazione artistica, le quali
non possono più limitarsi a rappresentare e misurare la realtà, che blocca e inibisce la loro azione
visionaria, ma devono farsi funzione di surrealtà e irrealtà, aprendosi alla dimensione del mistero e
dell’indicibile.
ALIAS: MISTICO
In Indizio a fondo rosso l’identità di Alias è stata usata dagli Aris come medium per generare
un’interrogazione di senso attorno alla dimensione del mistero e dell’irrappresentabile nel campo
dell’interazione fra arte e scienza: ma la stessa dimensione di senso viene condivisa dalla spiritualità
religiosa, che viene avvicinata dagli Aris nell’operazione Alias: Mistico. La legge che regola la serie
di opere è una dialettica fra assenza e presenza, che secondo gli Aris rappresenta l’essenza di ogni
discorso autenticamente artistico e religioso. L’aura artistica e l’aura religiosa rappresentano una
presenza dinamica, perché si fondano sempre su una costitutiva tensione verso una realtà assente,
ignota, misteriosa. Richiamando esplicitamente l’insegnamento di Lucio Fontana, gli Aris hanno
selezionato quattro icone religiose e hanno aperto uno squarcio proprio nella zona centrale della
rappresentazione, per emancipare l’icona dalla manifestazione diretta della presenza del divino; una
volta ripristinata la dimensione dell’assenza, quel vuoto viene nuovamente riempito dal gesto di
Alias. Proprio il concetto di mistico si erge a chiave interpretativa dell’opera: l’azione di Alias non
è un gesto di svelamento dell’ignoto, ma al contrario vuole farsi nuova epifania di bellezza e di
mistero. Lungi dal voler scandalizzare o provocare, Alias: Mistico vuole inquietare le coscienze,
costringendo il “fedele del mondo dell’arte” ad affacciarsi sull’abisso dell’ignoto, del mistero,
dell’Altro, della trascendenza costitutiva di ogni gesto. Quello di Alias è un gesto mistico perché
non annulla la sacralità dell’icona, il suo mistero, bensì lo rende esteticamente presente, entrando in
contatto estetico (dal greco eisthesis, “percezione”) ed estatico con esso.
 
Contemporaneamente alla mostra degli ARIS, prosegue in fondazione la mostra antologica di Albano Morandi Immagini Rubate a Memoria



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