La nosiola è un’uva bianca trentina. Non è molto diffusa. Rischiò anzi di scomparire. Per fortuna è stata riscoperta. Se ne trova vicino al Garda e poi più sopra attorno ai laghetti di Toblino e Santa Massenza, nella cosiddetta Valle dei Laghi, e ancora più a nord dalle parti di Lavis, nel tratto più basso del Val di Cembra. C’è chi dice che il nome derivi da quello della nocciola. Forse è una mia illusione, ma i vini a base di nosiola mi ricordano il sapore della frutta secca. Se ne ottiene un vino bianco leggero, dal carattere che trovo quasi sempre un po’ rustico, se non addirittura selvatico. Ma questo solo nel caso che l’uva venga pigiata subito dopo la raccolta. Quando invece viene riposta nei solai per l’appassimento, la nosiola sembra cambiare totalmente il proprio carattere. Diventa dolcissima. L’acino, quando è disidratato, sa di uva passa, di albicocca essiccata, miele, spezie dolci. È a questo punto (di solito intorno al periodo di Pasqua) che l’uva è pronta per produrre un vino dolce di straordinario fascino, il Vino Santo.
Angelo Peretti
