Una ironica, paradossale, spiritosa versione teatrale del capolavoro pirandelliano.
L’ultimo grande romanzo dello scrittore agrigentino può considerarsi la summa del suo pensiero, della sua sterminata indagine sull’Essere e sull’Apparire, sulla Società e l’Individuo, sulla Natura e la Forma.
In questa straordinaria opera, Pirandello raggiunge il culmine della sua riflessione sulla frantumazione dell’identità, sulla follia e sul rischio di annullamento di sé, cui può andare incontro l’essere umano nel suo rapporto con le grandi sovrastrutture sociali, economiche e culturali come lo Stato, la Famiglia, il Matrimonio, la Religione, il Capitale...
L'autore stesso, in una lettera, lo definisce come il romanzo "più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita".